“Il motivo principale per cui la gente ha problemi finanziari è perché ha trascorso anni a scuola senza imparare nulla sul denaro. In questo modo impara a lavorare per il denaro… e non impara mai a far lavorare i soldi per lei.” E’ una citazione, sotto certi aspetti un po’ forte e provocatoria, di Robert Kiyosaki autore del libro “Padre ricco Padre povero” scritto intorno alla metà degli anni ’90.
Certamente il contesto economico lasciava ancora spazio alla fiducia ed alle prospettive future positive in svariati contesti economici e diversi settori. Oggi, purtroppo, si è un po’ più scettici e forse più consapevoli riguardo alle difficoltà di far lavorare il denaro per noi, però il concetto rimane attuale, seppur vada riadattato al nuovo panorama economico finanziario.
Infatti, per chi è passato dalla crisi della New Economy ai Bond Argentini fino ad arrivare alla Lehman Brothers ed alla Crisi Immobiliare, immaginare di separarsi dai propri risparmi appare già difficile, figuriamoci a farli lavorare per noi!
Bisogna ammettere che, dopo anni difficili, le borse mondiali sono salite molto e paiono presagire una ripresa economica che sembra già arrivata nell’alta finanza, tuttavia i più scettici hanno ancora in mente il passato e faticano a fidarsi. Inoltre, i tassi di interesse così contratti dei Bund Tedeschi e dei Titoli Italiani non danno motivazione particolare a far “lavorare” il nostro denaro fuori dalla tanto cara liquidità.
Fortunatamente l’ingegneria finanziaria ha catturato questa esigenza dei risparmiatori (possibilità di rendimento e sicurezza) in prodotti strutturati a bassissimi caricamenti, che in pratica servono per sfruttare i rialzi delle borse nel lungo periodo e contemporaneamente proteggere il capitale, tutto in un unico contratto.
In pratica, si stabilisce a priori il tempo in cui si desidera rimanere investiti e sulla base di questo, prendendo una cospicua parte del capitale (ad esempio il 70%), si programma con le rivalutazioni attuali in prodotti, quali titoli di stato o gestioni separate assicurative, di arrivare alla data di scadenza prefissata, ad ottenere l’intero capitale 100 investito precedentemente (protezione del capitale). La restante parte, invece (ritorniamo alla scelta iniziale, ovvero il 30%), va a confluire in un sistema di fondi che investono in svariati mercati azionari europei, mondiali o anche di mercati emergenti.
Man mano che ci si avvicina alla fine del piano, si consolidano i risultati ottenuti fino ad avere la quasi totalità dell’investimento in sicurezza nell’ultimo anno.
Come a dire, il mio capitale iniziale lo proteggo dall’inizio alla fine; ciò che rappresenta il surplus di guadagno lo investo dove “può lavorare per me”. Idea geniale, e a dirlo fino in fondo, anche accessibile. Infatti prodotti strutturati di questo genere hanno tagli iniziali di accesso molto contenuti ed addirittura possono essere sottoscritti in piano a versamenti ricorrenti.
Vi sono oramai molti esempi di prodotti così strutturati, anche se uno di particolare successo, a seconda, se a versamento unico o ricorrente, è Valore Futuro e Valore Futuro Plan di Generali Italia.
Per riprendere il nostro libro, anche se scritto 20 anni fa, la filosofia di fondo è ancora possibile oggi, certamente con gli strumenti giusti e soprattutto con intermediari finanziari che, grazie alle loro competenze in materia, possano dare affidabilità nel tempo e sicurezza nella gestione del proprio denaro.
Dario T.
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